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Stadio finale

Come è già stato evidenziato, allo stadio finale è assegnato il compito di presentare:

1) Bassa impedenza d'uscita

2) Elevata dinamica per il segnale in uscita

3) Elevato rendimento di potenza.

Esaminiamo queste tre specifiche: per rendere bassa la resistenza d'uscita possiamo utilizzare un transistor a collettore comune però, affinchè il segnale venga riprodotto fedelmente, ovvero con la minor distorsione possibile, occorre che l'amplificatore funzioni in classe A.

Si dice che un amplificatore funziona in classe A quando la corrente IL è fornita al carico per l'intero periodo del segnale, supposto sinusoidale, ovvero per un angolo qC di conduzione pari a 2p. Perchè‚ questo sia possibile bisogna polarizzare il transistor al centro della zona lineare delle caratteristiche, preoccupandoci che il punto di funzionamento non vada ad interessare, nella sua escursione, zone di non linearità (saturazione ed interdizione); ma ciò comporta la necessità di imporre correnti di emettitore abbastanza elevate. Quindi, anche in assenza di segnale, viene assorbita dall'alimentazione una potenza non trascurabile; questa circostanza limita pesantemente il rendimento di potenza del circuito.

Per aggirare il problema possiamo considerare l'ipotesi di utilizzare amplificatori in classe B. Si dice che un amplificatore funziona in classe B se, in corrispondenza di un'eccitazione sinusoidale, il carico è percorso da corrente solo per metà periodo.

Possiamo quindi realizzare lo stadio finale utilizzando una coppia di transistor complementari, cioè NPN e PNP, in configurazione push-pull come mostrato in figura, dove con il generatore Vi e con la resistenza RB si è voluto indicare l'equivalente Thevenin degli stadi precedenti.

Se la tensione d'ingresso è positiva e superiore alla tensione di soglia VS del transistor (VS = 0,6 per il silicio e VS = 0,2 per il germanio) sarà in conduzione il transistor NPN T1, mentre T2 sarà interdetto; se, al contrario, Vi è negativa ed in valore assoluto maggiore di VS condurrà il transistor PNP T2, mentre T1 sarà interdetto. Ogni transistor, quando è in conduzione, si comporta come un normale stadio a collettore comune, trasferendo tutta la corrente che lo percorre al carico.

La potenza apparente è data dal prodotto dei valori efficaci della tensione e della corrente.

Come noto, la definizione di valore efficace di una grandezza periodica x(t) di periodo T è data da:

Questa relazione, come noto, si riduce, nel caso di x(t) sinusoidale, al rapporto fra il suo valore massimo Xm e

Pertanto, un amplificatore in classe B in configurazione push-pull, in presenza del segnale d'ingresso, cederà al carico la potenza PL data dalla relazione:

dove Im e Vm sono i valori di picco, rispettivamente, della corrente e della tensione.

La corrente che il collettore di ogni transistor sotto carico assorbe dall'alimentazione, è data dal valor medio del segnale sinusoidale d'ingresso calcolato sul semiperiodo, pertanto sarà pari a:

Quindi i transistor assorbiranno dall'alimentazione la potenza PA pari a:

Il fattore 2 in questa formula si deve al fatto che il sistema è composto da due transistor.

Il rendimento h del circuito, calcolato come il rapporto fra la potenza PL ceduta al carico e la potenza PA assorbita dall'alimentazione, viene quindi ad essere espresso dalla relazione:

Ritenendo trascurabile la tensione fra collettore ed emettitore del transistor, possiamo considerare Vm@VCC. In questo caso il rendimento è massimo e risulta pari circa a 0,78. Il risultato raggiunto, confrontato con quello di un amplificatore in classe A pari a circa 0.25, giustifica la scelta di un sistema push-pull in classe B per lo stadio finale.

Il fatto che i transistor conducano solo quando la tensione fra base ed emettitore VBE supera il valore di soglia VS, comporta che vi sia una fascia di tensione, intorno al valore di 0 Volt, in cui entrambi i transistor sono interdetti. In questo modo la forma d'onda del segnale d'uscita presenterà una distorsione, detta di "cross-over", o di "attraversamento", che è riportata nella figura seguente.

Per eliminare questo inconveniente possiamo dare alle basi dei transistor una caduta di potenziale tale da compensare le tensioni di soglia VS e realizzare il circuito rappresentato in figura.

I diodi polarizzati direttamente conducono avendo ai loro capi una caduta di tensione pari a VD, circa uguale alla tensione di soglia VS dei transistor. Le tensioni VD e VBE, come mostra la figura, si sommano algebricamente con l'effetto di compensare le tensioni di soglia e permettere ai transistor di condurre per qualunque valore di tensione del segnale d'ingresso.

La soluzione circuitale adottata ci permette, quindi, di riprodurre all'uscita un segnale privo della distorsione di cross-over.

è da notare inoltre che le derive termiche delle tensioni sui diodi sono circa uguali a quelle dei transistor, quindi il sistema risulta largamente indipendente dalla temperatura.

Nel circuito visto, il transistor T3, connesso ad emettitore comune, costituisce lo stadio pilota.

Lo stadio finale deve anche essere protetto da cortocircuiti accidentali sia verso massa sia verso le alimentazioni. A questo scopo possiamo inserire sugli emettitori dei transistor delle resistenze di protezione come mostrato nella figura seguente.

Le resistenze RE permettono ai transistor di dissipare, senza danni, l'elevata potenza che interviene in caso di cortocircuito.

Infatti, la potenza dissipata da ogni transistor è data da:


Nel caso in cui l'uscita venga accidentalmente cortocircuitata a massa, risolvendo l'equazione alla corrispondente maglia, possiamo scrivere:


da cui, sostituendo nella relazione precedente, ricaviamo:


Questa relazione rappresenta una parabola con concavità rivolta verso il basso e, pertanto, presenta un massimo in corrispondenza del vertice.

Dalla geometria analitica possiamo immediatamente ricavarne le coordinate pari a:


L'ordinata del vertice rappresenta la potenza massima dissipata dal transistor, che dovrà essere inferiore alla potenza massima dissipabile, Pmax, alla massima temperatura prevista per il suo funzionamento. Allora possiamo scrivere:

quindi:


Le resistenze RE si trovano in serie al segnale d'uscita, pertanto aumentano la resistenza d'uscita dello stadio finale e, tramite la caduta su di esse, provocano una diminuzione della dinamica. Dobbiamo valutare, però, un altro effetto dovuto alla presenza delle resistenze d'emettitore. Supponiamo che sia VU>0, cosa che si verifica quando il segnale di ingresso è tale da mandare in conduzione il transistor T1. T2, in questa circostanza, dovrebbe essere interdetto, quindi la VBE2 deve essere minore della sua VS. VBE2, però, è, dall'equazione alla maglia interna, pari a:


Se questa tensione, a causa delle inevitabili tolleranze sulle varie giunzioni, fosse maggiore di VS2, il transistor T2 sarebbe già in conduzione e non al limite dell'interdizione. Ciò significa che, per il tempo necessario al segnale per attraversare l'intorno di 0 V (+ VS), entrambi i transistor sono in conduzione, quindi assorbono corrente, abbassando, in tal modo, il rendimento totale.

Inserendo le resistenze d'emettitore il bilancio della maglia diviene:

da cui ricaviamo:

Questa relazione differisce dalla precedente per il termine di contropolarizzazione IL RE1 che porterà VBE2 ad essere sicuramente minore di VS2 garantendo, quindi, l'interdizione del transistor e migliorando il rendimento globale dell'amplificatore.

L'incremento della resistenza d'uscita e la diminuzione della dinamica, introdotte da questa protezione, potrebbero, però, risultare inaccettabili. Per ridurre il valore della resistenza di emettitore, possiamo o ricorrere all'uso di un dissipatore di calore, per permettere ai transistor di dissipare maggior potenza, o ricorrere all'uso di appositi circuiti di protezione. Un esempio in tal senso è costituito dal circuito illustrato in figura .


Questo tipo di protezione viene definito "protezione attiva". L'azione di questo circuito si può spiegare in questo modo: il transistor T4 non entra in conduzione fino a quando la sua VBE non supera la soglia VS, in questo caso, dall'analisi del circuito, risulta che VBE4 = RE·IL. Quindi occorre dimensionare la resistenza RE in modo tale che la caduta di tensione ai suoi capi superi la soglia VS solo quando la corrente sul carico raggiunge un valore limite fissato Imax superato il quale T4 entra in conduzione sottraendo la corrente IC4 dalla base di T1, inoltre ogni aumento della corrente IL provoca un incremento della tensione VBE4, con conseguente aumento della corrente di collettore IC4, che limita ulteriormente la corrente di base IB1. Infatti:

quindi, essendo possiamo asserire che

Essendo , si nota come, all'aumento di IL, aumenti anche IC4 e, quindi, diminuisca IB1 facendo diminuire la stessa IL.

In ultima analisi il circuito formato dai due transistors, T1 e T4, è un sistema reazionato negativamente in grado di controllare e limitare la corrente d'uscita dell'amplificatore.

Il valore massimo della corrente sul carico Imax è dato dalla seguente relazione:

Da questa relazione si nota come la dinamica d'uscita venga diminuita, a causa del circuito di protezione, al massimo di 1.2V, inoltre la resistenza d'emettitore, necessaria per limitare la corrente, ha un valore modesto che aumenta di poco la resistenza d'uscita dell'amplificatore.

Bisogna osservare che, essendo , bisognerà tenere in conto eventuali cortocircuiti anche fra l'uscita ed il negativo dell'alimentazione che possono portare la VCE ad un valore pari a . La Imax sarà pertanto fornita dalla relazione:

Una simile soluzione circuitale, purtroppo, può essere utilizzata solo per la massima corrente positiva d'uscita. Se utilizzassimo il circuito riportato nella figura seguente e se si verificasse un cortocircuito accidentale fra uscita e massa, o peggio, col positivo dell'alimentazione, T3 dovrebbe sopportare una corrente di collettore decisamente elevata.

Vediamo, infatti, che se l'uscita viene connessa direttamente a massa lo è anche l'emettitore di T5 che, a meno delle cadute di tensione VBE5 e VBE2, porta a potenziale di massa il collettore di T3. In questa situazione tutta la tensione di alimentazione -VCC verrebbe a trovarsi su T2 ed RE3. A questo proposito consideriamo l'equazione alla maglia formata dai transistor T3, T4 e T5 con l'uscita cortocircuitata a massa, avremo:

da questa relazione otteniamo:

Ricaviamo, ora, la corrente di collettore del transistor T3, questa sarà, come noto, circa uguale alla corrente di emettitore dello stesso transistor quindi posso scrivere:

Se la potenza massima dissipabile dal transistor, PDmax, è maggiore della potenza , dove la IC3 è fornita dalla relazione poc'anzi vista, le protezioni introdotte nel circuito della figura precedente garantiscono il corretto funzionamento del dispositivo. In caso contrario occorre dissipare potenza tramite un dissipatore di calore.

Supponiamo, ora, di creare un cortocircuito fra l'uscita ed il positivo dell'alimentazione, avremo la situazione illustrata nella figura a seguire:

Considerando l'equazione alla maglia possiamo scrivere:

ricavando VRE3 otteniamo:

inoltre considerando che IE3 @IC3 vale la seguente relazione:


Ancora una volta se la potenza massima dissipabile dal transistor è superiore alla potenza che occorre dissipare, la soluzione circuitale adottata in figura ci assicura il corretto funzionamento dell'amplificatore; qualora ciò non si verifichi bisogna dissipare la potenza in eccesso tramite un dissipatore di calore.

Allo scopo di non sovraccaricare il pilota possiamo cambiare tipo di protezione e realizzare il circuito di seguito illustrato.

Ad una prima analisi, questo circuito offre una buona protezione attiva; infatti un aumento della corrente di emettitore di T2 comporta l'incremento della IB2 e di conseguenza della IC3. Ma ad una corrente elevata nel transistor pilota, consegue una tensione ai capi di RE3 tale da portare in conduzione T5 che, sottraendo corrente alla base di T3, lo porta verso l'interdizione senza, però, spegnerlo.

Facciamo, ora, alcune considerazioni sulle correnti nei transistor T2 e T3. Dobbiamo fare in modo che la corrente IC3 non sia superiore sia a che a IC3max. Occorre, inoltre, che anche il transistor T2, al limite superiore della dinamica, non sia attraversato da una corrente eccessiva.

Tenendo presente che, in queste condizioni, T1 è interdetto la legge di Kirchoff, applicata al nodo A, ci permette di scrivere:

Per abbassare la corrente IB2 posso, allora, agire solo su IC3 a patto che sia costante la IP. Per poter ottenere una corrente costante, penso allora di sostituire la resistenza RC con un generatore di corrente o, meglio ancora, con uno specchio di corrente:

La corrente IB2 è legata alla corrente d'uscita dalla relazione:

che sostituita nella equazione vista prima fornisce:


Quindi, limitando la corrente di collettore del transistor pilota (IC3), sarei in grado di limitare la massima corrente d'uscita, ma il termine hFE varia in funzione della corrente di collettore IC2 @ IL, pertanto l'aver utilizzato il transistor T5 in reazione al T3 riesce, sicuramente, a limitare la corrente in quest'ultimo, ma non può garantire la protezione del transistor finale. Per ovviare a questo inconveniente posso inserire un transistor sull'emettitore di T2 secondo lo schema della figura .

Con questo circuito la corrente IE2 comanda direttamente il transistor T5 che entra in conduzione allorchè‚ la tensione VRE diviene maggiore di 0.6 V. Ora, la corrente di collettore di T5 fluisce in RB6 e, non appena la caduta ai suoi capi raggiunge e supera la tensione di soglia (0.6V circa) del transistor T6, porta questi in conduzione, facendo sì che la sua corrente di collettore riduca la corrente di base di T3 diminuendo IC3 e, quindi, IB2. Pertanto il controllo della corrente d'uscita risulta indipendente dal termine hFE2 rendendo più affidabile l'effetto protettivo.

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