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Corrente di inserzione di un trasformatore

Domanda:

Come si calcola la corrente di inserzione di un trasformatore e come se ne deve tener conto?

Risponde admin

Della corrente di inserzione di un trasformatore si deve considerare il valore di cresta, I0i, che è un multiplo del valore efficace della corrente nominale primaria,Ir' . Si ha cioè

I0i = ki*Ir'

L'allegato F della Norma CEI 11-35 contiene una tabella con i valori da considerare per ki per i trasformatori in olio.

In essa sono riportate anche le costanti di tempo secondo cui la corrente di inserzione si smorza. La conoscenza dei due parametri è indispensabile per la taratura delle protezioni. La protezione da cortocircuito non deve evidentemente intervenire all'inserzione del trasformatore

Per i trasformatori in resina i due parametri devono essere chiesti al costruttore.

E' proprio a causa delle correnti di inserzione che l'Enel nella DK 5600 impone una potenza complessiva massima di 4000 kVA a 20 kV per ogni utente. Quando una linea in media tensione è messa in tensione, tutte le correnti di inserzione dei trasformatori collegati a quella linea si sommano. La corrente complessiva di inserzione deve perciò essere nota all'Enel, come limite superiore, per evitare l'intervento delle sue protezioni. Per potenze superiori ai 4000 kVA l'utente deve predisporre un automatismo che disinserisca i trasformatori che eccedono il limite di potenza quando la tensione viene a mancare, e li reinserisca con un ritardo di circa 10 secondi al ritorno della tensione.

Potenza (kVA)
ki
Ti (s)
50
15
0,1
100
14
0,15
160
12
0,2
250
12
0,22
400
12
0,25
630
11
0,30
800
10
0,30
1000
10
0,35
1250
9
0,35
1600
9
0,40
2000
8
0,45

TRASFORMATORI IN RESINA
NB: aggiunta del 22/4/06

Potenza (kVA)

ki

T (s)

100

10,5

0,1

200

10,5

0,15

250

10,5

0,18

315

10

0,2

400

10

0,25

500

10

0,25

630

10

0,26

800

10

0,3

1000

10

0,3

1250

10

0,35

1600

10

0,4

2000

9,5

0,4

2500

9,5

0,5

Rif. Bibliografico

Cabine MT/BT ed. TNE

9

Commenti e note

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di ,

La radice di tre non c'entra. La corrente di inserzione è n volte la nominale in entrambi i casi.

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di ,

una domanda....in un trasformatore MT/MT monfase la corrente d'inserzione come si differenzia da quela trifase? i valori sono minori di un fattore radical3? ho un dubbio... grazie

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di operti giuseppe,

trafo da 6000kVA cost. di tempo 0,2s corr.max di picco a vuoto 1198A, per t=0,05s la corrente si riduce 660A efficaci.la taratuta 51.2 DK5600 impone 650A come posso fare per rientrare nel valore richiesto?

Risposta automatica: porre il quesito nel forum di impianti

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di ,

Se un trasformatore ha 2880 A nominali può erogare 2880 A.

Li può erogare con un qualsiasi cosf. Ciò che cambia è il rendimento del trasformatore, cioè il rapporto tra la potenza attiva erogata e quella assorbita che diminuisce al diminuire del cosf

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di genero2006,

La mia e' piu' una domanda che una nota. Ho un trafo da 2000 kVA con una corrente nominale di 2886A,fino a quale amperaggio e' corretto farlo lavorare e che influsso ha il cosf su questo valore. Grazie

Rispondi

di ,

Come detto meglio richiedere i parametri al costruttore. Ad ogni modo ho aggiunto la tabella con i dati che generalmente hanno i trasformatori in resina.

Di seguito riporto anche un ragionamento che può aiutare a giustificare la diversa entità della corrente di inserzione.


Se il trasformatore è inserito nell'istante in cui la tensione di rete non è massima, il flusso magnetico nel nucleo parte da zero (escludendo il magnetismo residuo) e raggiunge un valore massimo che è superiore al valore massimo a regime. Può teoricamente raggiungere un valore doppio, se nell'istante di inserzione la tensione di rete è nulla. Il flusso magnetico è prodotto dalla corrente, detta per questo magnetizzante, che, a regime, ha il valore della corrente a vuoto, che è qualche percento della nominale. Non sembrerebbe gravoso un flusso doppio, e così sarebbe se la caratteristica di magnetizzazione del nucleo fosse lineare: flusso doppio, corrente doppia. Ma così non è. Il materiale magnetico lavora con un valore di induzione prossimo alla saturazione. Raddoppiare il flusso richiede un'induzione doppia, e per quel valore il materiale è in saturazione. La corrente magnetizzante necessaria, non deve solo raddoppiare, ma moltiplicarsi parecchie decine di volte, per cui il suo picco può diventare molto maggiore della corrente nominale. Le perdite nel ferro smorzano il fenomeno, e la corrente a vuoto assume il suo valore di regime dopo alcuni periodi. Il picco di corrente magnetizzante, è tanto più elevato quanto più alto è il valore massimo di induzione stabilito per il funzionamento a regime. Dal valore massimo dell'induzione dipendono le perdite nel ferro. Il valore massimo dell'induzione è dunque legato al sistema di raffreddamento. Se questo è più efficace si può ammettere una induzione più elevata ed avere quindi correnti di inserzioni maggiori.
Migliori chiarimenti è meglio richiederli direttamente al costruttore.

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di ernenek,

ci sono differenze relativamente alla corrente di inserzione di un trasformatore isolato in olio ed uno isolato in resina?

Rispondi

di ,

Non uguale alla costante di tempo, ma maggiore. Si adottano generalmente questi valori: fino a 100 kVA, 3 volte maggiore; 2,5 fino a 400 kVA; 2,2; 2; 1,9; 1,8 rispettivamente per 630; 1000; 1600 e 2000 kVA

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di Livio S.,

La taratura del ritardo del relè di massima deve essere uguale alla costante di tempo?

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