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Terremoto, telecomunicazioni, persone - III

Questa è la terza parte del racconto.

Puoi andare alla prima parte (introduzione) o, se hai poco tempo, puoi cominciare dalla seconda parte.

Indice

Santiago del Cile, Febbraio 2010

Domenica 28 - Coprifuoco nelle regioni più colpite

Verso le 8.30 della domenica una scossa di assestamento mi sveglia. Mi collego di nuovo ai sistemi del cliente e vedo che va tutto bene, le chiamate vanno e non ci sono errori.

Alla televisione dicono che è stato decretato lo stato di eccezione nelle regioni del Maule e Bío Bío, dove continuano ad avvenire i saccheggi, per 30 giorni. È la prima volta che accade dopo la dittatura di Pinochet. Vengono sospesi alcuni diritti costituzionali, imposta la legge marziale e il coprifuoco: la gente può uscire dalle case solo in orari limitati e stabiliti.

Militari che presidiano un distributore di benzina e un supermercato saccheggiato

Militari che presidiano un distributore di benzina e un supermercato saccheggiato

Foto 1: Pedro Pablo Pinacho Davidson - CC BY-NC-SA 2.0 | Foto 2: Héctor Martínez - CC BY-NC-SA 2.0

Ecco che per colpa di una minoranza insolidale, tutti i cittadini vedono limitata la loro libertà e possibilità di agire, lavorare e aiutare. Migliaia di militari vengono inviati a presidiare le città per ristabilire l'ordine. Anche questo avviene a spese delle popolazioni colpite, perché molti militari vengono distolti dalle operazioni di soccorso.

Faccio un giro per il quartiere. Per le strade sono appesi dei foglietti dove un'associazione invita ad aprire la propria rete WiFi domestica per facilitare la comunicazione a chi si trova in strada. Che buona idea.

La metropolitana in gran parte funziona già. Vado in centro. È tutto chiuso, tranne le farmacie. Si vedono mucchietti di detriti e qua e là danni agli edifici, specialmente i più vecchi.

In Cile gli edifici nuovi, compresi i grattacieli, dal 1960 (anno del terremoto di Valdivia, di magnitudo 9,5 Mw, il più potente mai registrato) sono costruiti con caratteristiche antisismiche, perché resistano a terremoti di magnitudo 8,5 Mw e anche più. Con queste caratteristiche i danni in caso di terremoto sono molto limitati. Si può dire che, salvo combinazioni particolarmente sfortunate di grande magnitudo e vicinanza all'epicentro, possono resistere a qualunque terremoto. In questo aspetto il Cile è un modello da seguire.

Con edifici tanto solidi, in caso di terremoto viene consigliato di rimanere all'interno, rifugiandosi sotto un tavolo robusto o sotto l'architrave di una porta, per evitare danni per caduta di oggetti o distacco di calcinacci. Una volta terminata la scossa si può uscire.

Uscendo durante la scossa si rischia di più, per la possibile caduta di oggetti.

Questo è il consiglio, però non ho visto nessuno che l'ha seguito. Forse perché vale per gli edifici antisismici, e quando la terra trema la gente non sta a chiedersi se l'edificio è antisismico o no. Nel dubbio scappa fuori.

Nel pomeriggio per la prima volta riesco a telefonare a mia moglie in Spagna. Bene, ho verificato anche che hanno ristabilito la connettività internazionale, almeno quella uscente.

Continuo a mangiare le provviste che avevo comprato per l'escursione a Valparaíso. In effetti avevo comprato anche troppa roba, però adesso che non c'è nessun supermercato né bar né ristorante aperto, sono contento di aver esagerato.

Anche il ristorante dell'hotel resta chiuso per mancanza di personale. Alcuni non riescono a venire al lavoro per le strade interrotte o la mancanza di mezzi pubblici. Altri, immagino, sono impegnati per accudire i figli, riparare danni in casa o cercare parenti in altre città.

Nel ristorante servono solo la colazione, ovviamente più semplice e frugale del normale.

Lunedì 1º Marzo - Rapina al mini market

Il lunedì la torre di uffici dove dovrei lavorare è chiusa. Devono venire degli ingegneri civili per certificare l'agibilità della struttura, e dopo quello che è successo sono molto occupati.

Lavoro collegandomi dall'hotel.

Ho finito le provviste. L'acqua del rubinetto ha preso uno strano sapore e, anche se nessuno ha detto che non è più potabile, preferisco non berla.

Più tardi esco in cerca di acqua e cibo. I pagamenti elettronici non funzionano, e neanche i bancomat. Per fortuna ho un po' di pesos in contanti. Non ci sono ancora ristoranti o bar aperti. Un supermercato vicino all'hotel è ancora chiuso. Devono pulire e risistemare i prodotti caduti. Qua e là agli angoli delle strade ci sono degli uomini con banchetti improvvisati, fatti con una cassetta capovolta, su cui espongono scatolame e un po' di frutta e verdura. Tutto rigorosamente senza prezzi. Uno o due sono venditori abituali che avevo già visto. Gli altri, o stanno facendo un servizio sociale condividendo una parte della loro dispensa, o stanno cercando di approfittare del momento, o una combinazione delle due cose. Decido di non indagare.

Vedo una donna con una borsa della spesa, poi un'altra. Vado in verso opposto al loro finché trovo un mini market aperto. È piccolo, non credo che abbia molto assortimento. Il fatto è che vorrei comprare anche qualche regalino da portare a casa, e proseguo verso un centro commerciale più distante. Se lo trovo aperto bene, se no tornerò a fare la spesa qui.

Passo davanti alla Cattedrale Castrense del Cile e mi attardo a fare qualche foto all'esterno e all'interno. Quando esco noto una strana atmosfera. Sento sirene che suonano, vedo auto dei Carabineros che sfrecciano. C'è poca gente riunita in piccoli gruppetti, in piedi contro i muri, che osserva in silenzio. Non tira aria buona. Mi avvicino a uno dei gruppetti. Passa un Carabinero correndo, poi un altro, guarda verso di noi con aria interrogativa per avere qualche indicazione, uno del gruppo allarga le braccia e fa segno di no con la testa.

«Che cosa è successo?», chiedo. Un uomo mi risponde: «Sono entrati in gruppo in un mini market e hanno rubato. Sembra che per raggiungere l'uscita senza che li bloccassero, abbiano trascinato un bambino come ostaggio.»

Penso al trauma che soffrirà quel povero bambino. Spero che li catturino tutti. Se fossi entrato a comprare invece di proseguire, mi sarei trovato lì dentro con i delinquenti.

Decido di tornare all'hotel. Se stasera non c'è niente da mangiare, non mangerò. Ripassando davanti al mini market, vedo che ha la saracinesca mezza abbassata. Davanti è parcheggiato un furgone della Polizia e, dentro, una donna seduta che sta parlando, un poliziotto e una poliziotta che la ascoltano e annotano.

Nell'hotel vedo la signora che aveva pianto la notte del terremoto. È uscita da una sala riunioni adattata a dormitorio, con tanti materassi per terra. Parlo un po' con lei. Le chiedo se non ci sono camere per tutti e alcuni sono costretti a dormire accampati in quella sala. «Oh no», mi risponde, «dormiamo qui per scelta. Quelli che non vogliono dormire ai piani alti possono farlo qui, così possono uscire rapidamente se c'è qualche scossa». Poi prosegue: «Tutti quelli che lavorano qui sono stati bravissimi, hanno fatto tutto il possibile perché stessimo bene.».

Annuisco, non posso che essere d'accordo. Sono tutti molto professionali. Anche sotto pressione, con tutti i nuovi ospiti giunti dagli altri hotel inagibili, hanno fatto molto di più di quello che era il loro dovere. Quando ho fatto presente il problema della carente segnalazione delle uscite di emergenza, hanno chiamato il responsabile della sicurezza che mi ha assicurato che avrebbero provveduto al più presto.

Devo ricordarmi di chiederle come ha fatto a mangiare. Io sono stato tappato in camera dal sabato pomeriggio e sono stato fuori dall'hotel quasi tutta la domenica, e di nuovo tappato a lavorare il lunedì. Avevo da mangiare e bere e mi sono arrangiato, senza chiedere niente a nessuno. Ma gli altri come hanno fatto? Alla fine non devo chiedere nulla, perché lei prosegue: «Hanno tirato fuori dalla dispensa quello che avevano e ce l'hanno offerto in abbondanza. Si sono sforzati per farci sentire a nostro agio.».

Ecco svelato il mistero! In realtà era la cosa più logica, ma io non mi ero accorto di nulla, concentrato com'ero sulle mie cose. Stasera il ristorante dell'hotel sarà di nuovo aperto, dice un cartello. Bene, mi dico, stasera mangio come si deve e mi rifaccio da tutti i panini, biscotti e scatolette che ho mangiato in questi giorni.

Dalle notizie della sera vengo a sapere che il bilancio della prima notte di coprifuoco nelle regioni del Maule e del Bío Bío è di un morto e 55 arresti, da aggiungere ai 105 arresti del giorno precedente per atti di vandalismo. Tuttavia i saccheggi a Concepción non sono terminati. Un supermercato è stato incendiato. Le ore di coprifuoco vengono estese a 18 al giorno.

Martedì 2 Marzo - Notizie dei colleghi nelle zone più colpite

Gli uffici distaccati del cliente sono stati dichiarati agibili, seppure con limitazioni. Vado al lavoro. Veniamo informati che la potenza elettrica disponibile è limitata, per cui possiamo accendere solo gli apparati strettamente necessari. Ascensori, ventilazione e condizionamento dell'aria non funzionano.

Ritrovo Roberto, il capo progetto. Mi racconta che nel suo quartiere manca ancora l'elettricità. Hanno fatto una grigliata tra tutti i vicini per consumare le provviste che si erano scongelate.

E... Si sa qualcosa di Ricardo, che era andato a Constitución? Un collega ha consultato quello straordinario strumento che è Google Person Finder e porta la notizia. La notte del terremoto lui e i suoi genitori si erano svegliati e, memori di altri terremoti e della possibilità di uno tsunami, erano scappati su una collina. Dopo 40 minuti è arrivato lo tsunami, che ha strappato la casa di legno dal basamento e l'ha trasportata lontano. È tutto da demolire e da buttare. Ma lui e i suoi sono in salvo a casa di parenti.

Una casa e una nave spostate dallo tsunami

Una casa e una nave spostate dallo tsunami

Foto 1: Caritas Chile - Pubblico Dominio | Foto 2: Diego Ibacache - CC BY-NC-ND 2.0

E Jorge? Roberto mi racconta che era partito, con l'auto carica di benzina e cibo, verso il sud dove abitano i suoi genitori, dei quali non sapeva più nulla. Li ha trovati e stanno bene. Sapevo già che Jorge non è nuovo ad affrontare situazioni difficili. Per esempio è andato volontario in Antartide per svolgere ricerche scientifiche per un progetto universitario.

Col procedere del giorno l'aria si fa calda e viziata. Hanno aperto le finestre, ma il ricambio è insufficiente. Pensano di trasferire tutti, magari fin dal pomeriggio o dal giorno dopo, ad alcuni uffici della sede centrale.

Io dovrei prendere l'aereo domani. L'aeroporto ha subito parecchi danni. È rimasto chiuso per tre giorni. Oggi l'hanno riaperto con capacità ridotta. Hanno preparato una pagina web da consultare per i voli previsti e per vedere se c'è posto per tutti i passeggeri.

Il mio volo non appare né tra i soppressi né tra quelli con tutti i posti garantiti. Viene indicato di telefonare per chiedere, ma c'è sempre occupato. Alla fine i miei colleghi dalla Spagna chiamano l'ufficio locale della compagnia aerea LAN Chile, che conferma che la mia prenotazione è valida, e di presentarmi al check-in con un anticipo di tre ore.

Ormai siamo agli sgoccioli del mio viaggio. A causa del terremoto l'aggiornamento previsto è rimandato a data da definirsi. Aiuto a sistemare qualche macchina di test, che aveva perso connessioni forse a causa di instabilità sull'alimentazione. Poi ci salutiamo.

Mercoledì 3 Marzo - Ritorno a casa

All'aeroporto, danneggiato, hanno installato dei tendoni per il check-in. Si sono organizzati con computer portatili. Ci sono molti volontari che aiutano e danno indicazioni. È straordinario lo sforzo che i cileni stanno facendo per tornare al più presto alla normalità.

I tendoni del check-in

I tendoni del check-in

Passeggeri in coda al check-in

Passeggeri in coda al check-in

In aereo ci sono parecchi posti liberi, proprio il contrario di quello che mi aspettavo. Forse alcuni passeggeri non hanno potuto raggiungere l'aeroporto, e altri avranno deciso di non partire.

Mi accomiato da questo Paese. Forse non avrò più occasione di tornarci, ma gli voglio bene. La gente che ci vive mi ha impressionato. Anche nel male, eh! Però soprattutto nel bene. Hanno molto coraggio e capacità nell'affrontare situazioni difficili.

Ecco un riassunto della tragedia in quattro minuti di fotografie. Attenzione: alcune sono immagini forti e potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno.


Morale della favola (che favola non è)

Essendo uscito indenne da questi eventi, sono proprio contento di essere stato lì. È stata un'occasione di riflessione e crescita.

Ho condiviso questo racconto per dare questa occasione anche a chi mi legge, pur con tutti i limiti che ha una storia scritta rispetto all'esperienza reale.

Ho dovuto omettere tanti dettagli, se no la narrazione sarebbe risultata ancora più lunga.

Dal punto di vista tecnologico, mi sono reso conto ancora di più di come internet ha cambiato le nostre vite. Fino a pochi anni fa in situazioni simili sarebbe stato impensabile scambiarsi e-mail, riuscire a intervenire e lavorare da casa, da un hotel, avere notizie su persone disperse (con Google Person Finder), il tutto anche da altri Paesi e indipendentemente dalla distanza.

Ho anche toccato con mano che cosa vuol dire non avere un piano di intervento in caso di disastro. In rete c'è molta letteratura soprattutto in lingua inglese su disaster preparedness e emergency management, ovvero preparazione ai disastri e gestione delle emergenze. Le cose più importanti sono un piano di attuazione e il mantenere le informazioni necessarie annotate ed eventuali materiali sempre pronti, così ognuno sa che cosa deve fare anche in assenza di comunicazioni e può agire.

Dal punto di vista umano, ho visto che le situazioni difficili fanno tirare fuori a ogni persona il meglio e il peggio che ha dentro. Vediamo più chiaramente chi abbiamo davanti. Dalla solidarietà si riconoscono le persone. Scopriamo tante volte che, dietro le apparenze, si nascondono persone eccezionali.

D'altra parte ho visto livelli di malvagità, antisocialità, insolidarietà che non pensavo facessero parte dell'animo umano, specialmente dopo essere scampato a una catastrofe. Ma ho la speranza che certi comportamenti siano dovuti all'incoscienza del male. Cioè, chi ruba non si rende conto che la sua azione in quel momento è molto più grave del mero fatto di rubare. Impedisce ad altri di potersi rifornire, obbliga altri a stare in casa e non poter aiutare, obbliga a distogliere risorse per fermarlo, risorse che in quel momento sarebbero utili per soccorrere altri, forse a salvar loro la vita.

Se sapesse quello che sta facendo, forse non lo farebbe. Forse l'uomo non è così cattivo. Ma c'è da lavorare parecchio sull'educazione ad essere buoni cittadini e sull'allenamento alla solidarietà, anche attraverso l'impegno sociale volontario.

C'è da riflettere su cosa potrebbe succedere a casa nostra in una situazione del genere. L'opportuna preparazione mentale e di materiali quali riserve di acqua, cibo, rifugio, sia da parte dei singoli che delle istituzioni dovrebbe evitare il ricorso, spesso pretestuoso, al saccheggio e al danneggiamento di risorse.

Soprattutto in situazioni di catastrofe la solidarietà e la collaborazione, a seconda delle capacità di ciascuno, sono fondamentali.

Ah, in tanti mi hanno chiesto se in qualche momento ho avuto paura. Penso che la paura può esserci per l'attesa di qualcosa di brutto, ma quando ci sei dentro pensi solo a venirne fuori. Quindi no, non ho avuto paura, perché non ne ho avuto il tempo.

E poi la natura non ha cattive intenzioni. Preferisco mille volte trovarmi in balìa delle forze della natura che di un attentato o una guerra, dove invece esiste una precisa volontà di far del male agli altri.

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Commenti e note

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di ,

Ti ringrazio, fairyvilje, per aver avuto la pazienza di leggere tutto (è ancora lungo, ma avevo paura di tagliare troppo) e averlo ritenuto molto interessante.

Grazie anche a te, Zeno, per il tuo gradito apprezzamento. Ho narrato in prima persona anche perché non avrei saputo fare altrimenti, e sono contento di aver suscitato questa sensazione di presenza.
Per me è stata un'esperienza importante. Volevo comunicarla ed ElectroYou è stato lo strumento che mi ha permesso di farlo.
Dopo esserne uscito sano e salvo, posso dire che sono molto contento di essere stato lì.
Gli anni e le esperienze "di rinforzo" come questa aiutano a capire che l'amicizia e la solidarietà, che citi anche tu, sono tra quei pochi valori fondamentali nella vita che ci rendono davvero "umani".

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di ,

Grazie, Guido, di aver condiviso in EY questa tua forte esperienza. Non saprei come descriverla, ma la tua cronaca comunica al lettore una sensazione di presenza che è difficile provare con le notizie che si hanno da TV e giornali tradizionali. Senz’altro la tua permanenza ormai consistente in questo spazio, ci ha già reso amici, se pur virtuali e distanti, ma il vederti agire nel tuo lavoro, ed affrontare con coraggio e senso di solidarietà una situazione tanto difficile, arricchisce la conoscenza, rafforza i legami e fa sentire non solo che al mondo ci sono persone che sanno aiutare chi è in difficoltà, ma che il loro numero è per fortuna maggiore di chi ha dimenticato il significato di parole come umanità e solidarietà.

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di ,

È stato un racconto molto interessante. I report dei telegiornali non rendono quasi mai giustizia ai fatti, riducendo tutto a poche parole e qualche ripresa dall'alto. Grazie per la condivisione di questo racconto tecnico-ma-anche-no :)

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