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Alimentatore "discreto".

Descrivo un mio alimentatore a componenti discreti. Lo schema seguente, incompleto, serve per una prima descrizione:


Il potenziometro da 120k, insieme alle due resistenze da 2,2k, costituisce un partitore che preleva una frazione della tensione di uscita e la porta a confronto con la Vbe di TR1. Detta Vbe si mantiene a circa 0,6V quindi costituisce una soglia di confronto discretamente stabile. Se tale soglia non viene raggiunta, TR1 resta interdetto quindi TR2 e TR3 vanno in conduzione e la tensione di uscita viene riportata al valore prefissato. Una capacità da 4,7 nF ed un'altra da 220 microF in uscita (poi aumentate) impediscono che avvengano oscillazioni o disturbi. Mi si perdoni questa narrazione del loop di regolazione della tensione.
Notiamo che TR2 ha bisogno di una piccola aletta di raffreddamento mentre TR3 può essere montato direttamente su contenitore metallico perchè il suo collettore si identifica col polo negativo di uscita.
Il campo di regolazione della tensione di uscita va da 1,2 a 40V.
Nello schema è stato indicato un terzo nodo di uscita isolato, in basso a sinistra, che all'occorrenza consente di prelevare la piena tensione non regolata pari a circa 48V.

Adesso passiamo allo schema reale:


La differenza con lo schema precedente consiste nella presenza di una limitazione di corrente. La tensione che può essere fornita come Vbe a TR2 viene limitata a circa 1,15V da due diodi al silicio in serie, ma da questa tensione viene sottratta la caduta prodotta dalla corrente di uscita su una resistenza da 0,33 ohm. Poichè una Vbe di 0,65V è necessaria per mandare in conduzione il transistor TR2 e quindi anche TR3, ne viene fuori che la corrente di uscita è limitata a circa 1,5A.
La resistenza da 10 k, rispetto allo schema precedente, viene collegata diversamente allo scopo di diminuire un poco la detta soglia di corrente quando la tensione di uscita è bassa e quindi TR3 è più sollecitato come dissipazione termica. Poi c'è una resistenza da 47k senza la quale la regolazione non si avvierebbe.

Un terzo schema riporta un Mosfet al posto del transistor bipolare di uscita TR3:


E' uno schema migliore perchè TR2 non ha bisogno di raffreddamento, ma lo riporto separatamente perchè non lo ho sperimentato.

Post Scriptum: Questo tipo di schema è collaudatissimo ma debbo aggiungere una postilla. Per alimentare delle apparecchiature delicate, NON dobbiamo partire dalla tensione minima e poi aumentarla manovrando il potenziometro. Infatti durante il transitorio dovuto al movimento del potenziometro, possono esserci sovraelongazioni di tensione. Invece si deve regolare prima il potenziometro, anche senza carico, e poi collegare il carico delicato senza toccare più il potenziometro. In questo modo l'affidabilità è totale.

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Commenti e note

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di ,

Ho trovato idee interessanti in questo schema e anche in altri schemi che hai pubblicato. Quello che mi piace dei tuoi progetti è la presenza di soluzioni inedite. Soluzioni non copiate dai "soliti" schemi che si trovano dappertutto ma visibilmente frutto delle tue intuizioni. Stamattina passerò una mezz'ora a leggere gli altri tuoi articoli e prevedo già che ti darò un bel po' di voti positivi.

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di ,

Pardon i TLV431 sono 1,24

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di ,

Carino l'NPN con il collettore che elimina mica isolante e tutto il resto. E' un buono spunto, naturalmente la Vref va migliorata. Ci sarebbero gli LM385 che arrivano a 1,2 ma nella regione uA, oppure i TLV431 sempre 2,4 ma con 80 mA.

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di ,

Alle basse tensioni di uscita c'è un'altra soluzione?

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di ,

Se usi come riferimento di tensione la VBE di un transistore ottieni un termometro! La VBE varia di circa 2mV/K, con una tensione di uscita di 15V la variazione e` dalle parti di 40mV o piu` per ogni grado Celsius di variazione della temperatura di T1. Una variazione di 25C da` una variazione di 1V di uscita :(. Meglio usare un riferimento piu` stabile.

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di ,

In effetti lo è. Il suggerimento sull'usare (quando conviene dal punto di vista dei costi) al posto del trasformatore un alimentatore switching l'ho dato anche nell'ottica di ottenere prestazioni più pulite con mezzi oggi relativamente meno costosi. Del resto ottenere alimentazioni veramente "pulite" non è mai stato semplice e non lo è nemmeno oggi, soprattutto se non ci si può accontentare di un 78xx non tanto per le tensioni disponibili ma proprio per il livello qualitativo dell'uscita, che peraltro già di loro non possono certo garantire incondizionatamente. Ma questo vale anche per lo switiching che, come ho sentito dire una volta, se non lo curi a dovere "fischia anche senza denti" ;-)

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di ,

Sì è vero, i piccoli trasformatori a 50 Hz ormai sono anticaglie. I grossi elettrolitici invece no, perchè un livellamento iniziale ci vuole negli alimentatori per usi generali (invece nei caricabatterie e negli alimentatori per luci si può lasciare la pulsata e risparmiarsi gli elettrolitici). Naturalmente si potrebbe integrare tutto l'alimentatore in un unico blocco switching, però se vogliamo una tensione continua pulitissima credo che la parte con regolazione lineare rimanga indispensabile.

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di ,

Mi sembra un ottimo spunto per cominciare a pensare ad un eventuale alimentatore da autocostruirsi. Siccome ci sto pensando anch'io, aggiungo una dritta che può tornare eventualmente utile a qualcuno: sostituire la prima parte a sinistra dell'alimentatore (trasformatore, raddrizzatore e più o meno grosso condensatore di livellamento) con un alimentatore switching che oltre a fornire una tensione di alimentazione già stabilizzata di suo (da regolare e rendere variabile per la bisogna), può risultare nell'insieme più economico del gruppo di componenti che va a sostituire, soprattutto quando la tensione di partenza da regolare (quella che negli schemi classici viene fornita a capi del condensatore di livellamento subito dopo il raddrizzatore) è vicina o coincide con le tensioni di uscita degli alimentatori switiching più comuni (48 volt è tra queste) che, essendo prodotti più diffusamente in genere sono anche i tipi che costano meno.

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