The top ten hits of all time: (out of ranked) "J'ai juste décidé: j'ouvre un restaurant!"
Questo breve racconto, narra di una storia realmente accaduta, luoghi, personaggi e nomi, (a volte) sono puramente inventati, ma la storia purtroppo no.
Si tratta di un racconto fuori classifica, un accadimento fresco fresco che non trova posto nella nostra hits top ten: once upon a "tech", short stories of technology and idiots.
Un piccolo cadeau in attesa del prossimo racconto: the ranked fifth "un-due-tre-stella" che ci porterà nella parte alta della nostra classifica.
Racconto breve
Dopo una primavera birichina questo luglio non si è fatto compatire. Il reparto di collaudo del Cliente è posto al secondo piano di una nuovissima costruzione dal tetto di vetro; evidentemente l’architetto che ha pensato all'estetica e all'illuminazione degli ambienti, non ha minimamente considerato l’effetto serra causato dalle grande vetrate che tutto sovrastano e illuminano con la luce diretta del sole senza il benché minimo schermo: che dire … fffacccaldo!
Il Cliente, noto costruttore di macchine, sta inaugurando questa sua nuova sede con il collaudo del primo prototipo della macchina che poi sarà qui prodotta; questo, come potrete immaginare, è un momento importante e atteso da molto tempo, per l’occasione tutte le alte sfere giunte dalla sede principale sono presenti all'evento.
E’ tutto pronto, è stata posizionata una nuova scrivania in prossimità della macchina, l'ambiente è pulito e silenzioso, unico neo il caldo atroce causato dal sole che picchia sulla testa di tutti noi come fossimo all'aperto … solo che qui, a differenza dell'esterno, non si muove neppure una foglia malgrado le finestre siano tutte completamente spalancate.
Alla mia sinistra c’è seduto Lingieniere, lui è il project manager, il capo progetto, il responsabile di tutto quello che è accaduto, che sta accadendo e che accadrà a questo nuovo prodotto. Di età indefinita Lingieniere riassume tutte le esperienze e le conoscenze, lui è il sunto, la somma di tutto il know-how di processo; tutti lo chiamano e a tutti dà risposta. Nulla si muove senza il suo consenso e tutto è sotto il suo più completo controllo.La leggenda vuole che Lingeniere si occupi di tecnologia e di processi sin dalla tenera età, alcuni raccontano spesso di un episodio alla scuola materna che lo vuole protagonista nella realizzazione di un ultraleggero costruito con una tenda, del compensato e un seghetto di fortuna con il quale, si narra, Lingieniere si librò in volo inseguito nel piazzale dalla Suora Superiora in persona che recitava a gran voce alcune Corone del Rosario. Il suo motto è: "io so di sapere, il sapere mi illumina".
Alla mia destra, appollaiato su di un alto sgabello, c’è invece il grande capo in persona: Ibboss. Indossa come tutti l’elmetto di ordinanza e sotto gli occhiali di sicurezza si intravedono un secondo paio di occhiali dalla montatura rossa e dalle spessi lenti da miope. Sopra la giacca e una enorme cravatta rossa, indossa un nuovissimo camice bianco che poco aiuta a dissipare la temperatura infernale del laboratorio.Ibboss non parla, lui si esprime con lo sguardo, e con lo sguardo comunica il suo disappunto relativo all'elevata temperatura dell’ambiente. Il suo motto è: "Sù signori facciamo presto che io non ho tempo da perdere, io".
Al suo fianco la sua fedele segretaria, Samantah con l'hacca, anche lei bardata di tutto punto con tacchi a spillo, elmetto e occhiali di sicurezza a proteggere due grandi occhi blu. Samantah è la custode dello scettro del potere: il telefono di Ibboss. Sempre disponibile distribuisce al suo capo bicchieri di acqua minerale dalle temperature polari, e annota freneticamente tutto ciò che il suo capo le dice su di un blocchetto rosa. Anche lei non resiste al caldo infernale sotto il camice bianco quasi tutto allacciato che a fatica la contiene. Il suo motto è: "Il telefono lo tengo io".
Ibboss è impaziente, sono oramai parecchie decine di minuti che attende la prima accensione dei quadri elettrici del prototipo. La situazione è alquanto irreale: ci sono più persone ad osservare e controllare di quante invece stanno realmente facendo qualcosa, e fa caldo, caldo, molto caldo.
Lingieniere, è pronto: il programma della mattinata prevede l'esecuzione dell'I/O test dell'intera macchina per poi poter procedere nel pomeriggio con l’accensione degli assi motion e quindi i test funzionali delle parti meccaniche della sua creatura. Lui è seduto con dinnanzi a sé lo schema elettrico e le tavole meccaniche dove, con un evidenziatore fluorescente, è pronto per depennare passo passo tutti gli I/O dell’impianto che andremo a testare.
Tutto è pronto, gli elettricisti Qui Quo e Qua hanno dato l’OK, i quadri sono accesi e possiamo incominciare l’I/O cold test.
Qui Quo e Qua sono la squadra di elettricisti bordo macchina capeggiata dal loro capo supremo: EtaBeta. Qui Quo e Qua non sono gemelli identici, ma per l’identica corporatura, l’identica tuta da lavoro, l’identico elmetto, l’identica cintura porta attrezzi e con i volti nascosti dagli occhiali di sicurezza, è praticamente impossibile riconoscerli: ti capita di porgere una domanda a Qui, e poi ti si ripresenta Quo dal quale pretendi una risposta che non arriverà mai… fa troppo caldo.
EtaBeta, il loro capo, lo si distingue dai suoi uomini per la dimensione della cintura porta attrezzi che indossa: oltre agli innumerevoli arnesi ovunque appesi, dispone di una sacca tipo marsupio dal quale estrae in continuazione ogni cosa. EtaBeta non è un tipo molto loquace, impartisce gli ordini alla sua squadra con versi gutturali: "Uih", "Ieh", Olah"… Il suo motto è: "per fortuna che ci sono io a sistemare le cose".
Ibboss freme, Lingieniere è pronto con lo schema elettrico davanti a sé, la punta nuova del suo evidenziatore brilla di un verde acceso alla luce del sole che ci martella sulla testa. Sono oramai le dieci quando dall’altra parte della macchina EtaBeta emette un suono ai più traducibile come "Ueh! 'l cumincim!".
Dalla mia postazione il quadro elettrico non è visibile, Qui Quo e Qua sono in piedi tutti in fila di fianco al loro capo pronti ad esaudire qualsiasi suo desiderio.
EtaBeta è invece accovacciato praticamente nel quadro con le ante spalancate, al refrigerio dei due grossi condizionatori destinati al raffreddamento dello stesso che ronzano in sottofondo.
Man mano che Lingieniere indica un ingresso da testare si sente il vocio di EtaBeta rivolto a Qui, Quo e Qua che indica evidentemente a loro quale componente o sensore deve essere intercettato affinché io a mia volta possa verificarne la corretta corrispondenza nel rispettivo modulo e ingresso del PLC mediante il sistema di sviluppo per dare quindi conferma a Lingieniere che finalmente evidenzia come corretto il collegamento sulle pagine dello schema elettrico.
Per ogni collegamento verificato Ibboss conferma con un cenno del capo e ripete "Ok", e Samantah a sua volta annuisce come per rispetto.
E’ una situazione paradossale, una sorta di loop infernale che prevede identico rito per ognuno dei circa trecento ingressi installati nel sistema; fa un caldo insopportabile, ma tutto sommato il test procede in modo abbastanza spedito. E’ quasi mezzogiorno e il sole continua imperterrito a martellare sulle nostre teste quando Lingieniere grida: "Ok, ok: tutti gli ingressi sono a posto è ora di passare al test delle uscite.
"Ok" confermo, "mi indichi quale uscita devo forzare e loro sulla macchina verificheranno la corrispondenza con i vari attuatori".
Ricominciamo quindi con il loop: Lingieniere mi indica l’attuatore e la corrispondente uscita, io a mio volta la forzo mediante il sistema di sviluppo e dall'altra parte della macchina, nascosto dentro il quadro, EtaBeta discute con Qui Quo e Qua immagino per verificare la corrispondenza fisica dell’uscita con il relativo attuatore. Quindi EtaBeta emette un suono che potrebbe essere tradotto in: "Ueh 'lva" ad indicare a Lingieniere che tutto funziona correttamente. Lui finalmente evidenzia come corretto il collegamento sulle pagine dello schema elettrico.
Come per gli ingressi anche Ibboss conferma con un cenno del capo e ripete "Ok" ad ogni uscita verificata mentre Samantah annuisce come per rispetto.
La macchina prevede una grande quantità di uscite digitali che controllano diversi attuatori pneumatici. Nel test degli ingressi eseguito in precedenza, sono stati verificati i segnali dei pressostati di presenza aria compressa immettendo aria nei circuiti, aria che nessuno ha poi interrotto e scaricato.
Andiamo troppo veloci in questo test, non un errore, non un collegamento elettrico o pneumatico sbagliato; e soprattutto io sto forzando delle uscite che comandano delle elettrovalvole che a loro volta dovrebbero alimentare degli attuatori pneumatici e non si sente alcun rumore, solo il ronzio dei condizionatori del quadro: qualcosa non mi convince.
Decido di interrompere il test per chiedere a EtaBeta se fosse veramente sicuro del suo operato: "Mi scusi, ma lei è sicuro che sia tutto a posto e che tutto funzioni correttamente?".
"Certo che sì, sono un’elettricista abilitato io" mi risponde in con fare un po' nervoso.
"Nessuno lo mette in dubbio", è solo che mentre per il test degli ingressi è plausibile che non si sia sentito alcun rumore, per il test delle uscite che pilotano degli attuatori pneumatici con l’aria compressa nei circuiti, io mi aspetterei di sentire il rumore di qualche cilindro che si muove. Noi dalla nostra posizione non riusciamo a vedere, ma per l'assenza di rumori sembrerebbe che nulla si stia muovendo"
"Eccolo!" mi risponde con fare sempre ancora più nervoso, "E’ arrivato ad insegnarci il nostro mestiere" grida rivolgendosi a Qui Quo e Qua che annuiscono tutti e tre contemporaneamente.
"Ora ve lo spiego io cosa stiamo facendo" mi dice mentre si avvicina alla scrivania con in mano uno spezzone dei cavo elettrico intestato con due terminali.
"Per gli ingressi ho collegato il cavo tra il 24V e l’ingresso da testare, uno ad uno per essere più sicuro". Lingieniere mi osserva la scena stupito mentre Ibboss eSamantah osservano la scena non capendo nulla di quanto sta accadendo; Qui Quo e Qua incominciano a sghignazzare tra di loro. "E poi", continua EtaBeta rivolgendo nuovamente lo sguardo verso Qui Quo e Qua come per ricevere dal loro un cenno di approvazione: "Per le uscite la cosa è più semplice: si staccano i connettori dal PLC e si osserva il led che corrisponde all'uscita per vedere se funziona e se è quella giusta" e termina la sua spiegazione compiaciuto con se stesso emettendo un suono gutturale: "Ueh".
"Si osserva il led che corrisponde all'uscita per vedere se funziona e se è quella giusta?" ripeto ad alta voce. "Ma guardi che il PLC è nuovo e sicuramente chi lo ha costruito ne ha verificato il corretto funzionamento, il test di questa mattina serve per verificare la corretta corrispondenza dei cablaggi dei componenti della macchina con gli ingressi e le uscite del PLC e non per testare lo stesso!".
Lingieniere mi guarda atterrito, il sudore gli cola dalle tempie sotto il casco giallo, e il labbro gli si torce in una smorfia di disappunto mentre accartoccia nervosamente le pagine dello schema elettrico appena evidenziato.
EtaBeta insiste: "E poi, che cosa c’è da testare?" ... "Ueh!" ... "L’impianto l’abbiamo fatto noi e non può essere sbagliato!"
E’ oramai l’una del pomeriggio, il sole continua a martellare sulle nostre teste quando con in compagnia di Ibboss e Samantah ci allontaniamo per recarci a pranzo nella speranza di trovare un po' di calma e refrigerio.
Siamo nel piazzale pronti a salire in automobile e ancora si sentono dalle finestre aperte le grida de Lingieniere che insulta EtaBeta con una collezione di epiteti in aramaico antico.
Il furgone degli elettricisti è proprio li, parcheggiato vicino alla mia automobile; sulla fiancata rossa campeggia un'enorme scritta: - Specialisti in Automazione e Impianti Industriali -
"Ho appena deciso: apro un ristorante!".