Con questo articolo, stavolta, proviamo a compiere un "viaggetto" attraverso gli spazi vettoriali.
Come sempre avremo a che fare con un campo K al quale apparterranno i "nostri" scalari.
Indice |
Definizione di spazio vettoriale
Consideriamo un insieme non vuoto V in cui siano definite due operazioni:
- somma vettoriale: essa associa ad ogni coppia di vettori u, v appartenenti a V la somma u + v in V;
- moltiplicazione per uno scalare: essa associa ad ogni vettore u appartenente a V e ad ogni scalare k appartenente a K il prodotto ku in V.
Ebbene V è detto spazio vettoriale sul campo K se valgono i seguenti assiomi, comunque vengano presi i vettori u, v e w appartenenti a V:
-
;
- in V esiste un vettore, detto vettore nullo (o vettore zero), indicato con 0, per il quale vale la seguente relazione:
;
- in V, per ogni u, esiste un vettore indicato con -u e detto opposto di u tale che:
;
-
;
- per ogni scalare k appartenente a K:
;
- per ogni scalare a, b, appartenenti a K:
;
- per ogni scalare a, b, appartenenti a K:
;
- detta 1 l'unità di K :
.
Risulta chiaro che u, v e w siano gli elementi dello spazio vettoriali, che chiameremo d'ora in poi vettori.
Gli assiomi citati nell'elenco di prima si dividono in due tipologie:
- i primi quattro hanno a che fare con la struttura additiva di V e possono essere riassunti affermando che V è un gruppo commutativo dal punto di vista dell'addizione;
- i restanti quattro hanno a che fare con l'azione di K su V.
Da questi ultimi derivano delle ulteriori semplici proprietà:
- per ogni scalare k appartenente a K e 0 appartenente a V,
;
- per ogni 0 appartenente a K e per ogni vettore u appartenente a V,
;
- se ku = 0 con k appartentente a K e il vettore u appartenente a V, allora si ha che
oppure
(vettore nullo);
- per ogni scalare k appartenente a K e per ogni vettore u appartenente a V:
.
Qualche esempio di spazio vettoriale
Di seguito riportiamo alcuni esempi di spazi vettoriali.
Spazio Kn
Detto K un campo arbitrario, la notazione Kn indica l'insieme delle n-ple di elementi di K. Kn è uno spazio vettoriale su K e abbiamo utilizzato le seguenti operazioni:
- somma vettoriale:

- moltiplicazione per uno scalare:

Il vettore nullo è l'n-pla di zeri: .
L'opposto di un vettore è definito da:

Spazio polinomiale P(t)
Chiameremo P(t) l'insieme di tutti i polinomi reali nella forma seguente:

dove i coefficienti ai sono scalari appartenenti al campo K.
P(t) allora è uno spazio vettoriale su K, con le operazioni:
- somma vettoriale:
è la operazione di somma di polinomi in P(t);
- moltiplicazione per uno scalare:
è l'operazione già nota di prodotto per uno scalare k di un polinomio p(t).
Si denota, in maniera analoga a quanto fatto prima, un polinomio zero denotato con 0.
Spazio matriciale Mm,n
La notazione Mm,n denota l'insieme delle matrici m x n sul campo K arbitrario.
Mm,n è uno spazio vettoriale su K con le operazoini usuali di somma vettoriale e moltiplicazione per uno scalare.
Spazio delle funzioni F(X)
Detto X un insieme qualsiasi non vuoto e K un campo arbitrario. F(X) è uno spazio vettoriale su K rispetto alle operazioni che seguono:
- somma vettoriale:consideriamo l'insieme F(X) di tutte le funzioni da X a K. La somma di due funzioni f e g appartenenti ad F(X), che è la funzione f + g appartenente a F(X), è definita da:

- moltiplicazione per uno scalare: il prodotto di una funzione f appartenente ad F(X) per uno scalare k appartenente a K è la funzione kf appartenente ad F(X), così definita:

Il vettore zero IN f(x) è la funzione 0 che associa ad ogni x appartenente ad X lo scalare 0 (appartenente a K):

Per ogni funzione f, è definita anche la funzione -f detta opposto della funzione f così definita:

Combinazioni lineari
Dato uno spazio vettoriale V su un campo K, un vettore v in V è una combinazione lineare di vettori u1, u2, ... , un in V se esistono degli scalari a1, a2, .. , am appartenenti a K tali che si abbia:

Oppure v è combinazione lineare dei vettori u1, u2, .. , un se esiste una soluzione dell'equazione che segue:

dove gli x1, x2, ... , xm sono scalari incogniti.
Sistemi span
Dato uno spazio vettoriale V su K. Si dice che i vettori u1, u2, .. , um appartenenti a V formano un sistema span di V se ogni vettore in V è combinazione lineare dei vettori u1, u2, .. , um, cioè se si verifica la seguente relazione:

dove a1, a2, .. , am sono scalari di K.
Sottospazio vettoriale
Consideriamo, come sempre, il nostro spazio vettoriale generico V sul campo K. Sia W un sottoinsieme di V. Diremo che W è un sottospazio di V se W è a sua volta uno spazio vettoriale su K rispetto alle operazioni (già viste) di somma vettoriale e moltiplicazione per uno scalare.
Un modo per verificare se W è sottospazio o meno consiste nel verificare gli otto assiomi enunciati per uno spazio vettoriale in principio di articolo.
Ad ogni modo di seguito sono elencati semplici criteri di riconoscimento di un sottospazio:
- il vettore zero appartiene a W;
- per ogni u, v appartenenti a W e per ogni k appartenente a K: u + v appartiene a W e ku appartiene a W.
L'ultima condizione espressa può essere "riassunta" nella seguente:

Inoltre dato uno spazio vettoriale V, esso contiene due sottospazi detti banali che sono V stesso e il sottospazio contenente il solo vettore zero.
Intersezione di sottospazi vettoriali
Detti U e W due sottospazi di uno spazio vettoriale V. Vogliamo appurare che l'intersezione tra i due spazi vettoriali U ∩ W è ancora un sottospazio vettoriale di V.
Iniziamo col dire che il vettore nullo (il vettore zero 0) appartiene sia a U che a W in quanto sono sottospazi vettoriali.
Quindi il vettore nullo appartiene anche a U ∩ W .
Supposto che u, v appartengano a U ∩ W, allora u,v apparterranno sia a U che a W.
Inoltre essenso U e W sottospazi valer per essi la proprietà:
quindi si ha: .
Concludendo: U ∩ W è sottospazio di V.
Dipendenza ed indipendenza lineare
Dato uno spazio vettoriale V su un campo K, affermiamo che:
i vettori v1, v2, .. ,vm sono linearmente dipendenti su K se esistono degli scalari a1, a2, ... , am appartenenti a K non tutti nulli tali che:

In caso contrario essi si dicono linearmente indipendenti su K.
Esempio 1
I seguenti vettori u, v e w:

sono linearmente dipendenti perchè:

perchè esistono degli scalari non tutti nulli (in questo caso essi sono 3, 5, -2) tali che la combinazione lineare di cui sopra sia pari a 0.
Esempio 2
I seguenti vettori invece sono linearmente indipendenti:

Infatti formiamo l'equazione vettoriale , dove x,y e z sono degli scalari incogniti. Andando a svolgere:

otteniamo che:

In altre parole l'unica combinazione lineare che rispetti l'equazione vettoriale di cui sopra è a coefficienti tutti nulli, ergo i tre vettori sono linearmente indipendenti.
Base e dimensione
Diamo di base due definizioni equivalenti tra loro:
- Definizione A: un insieme di vettori
è detto base di V se valgono le due condizioni: (1) S è linearmente indipendente, (2) S è un sistema span per V;
- Definizione B: un insieme di vettori
è detto base di V se ogni vettore v di V è combinazione lineare dei vettori della base in modo unico.
Importante è il seguente teorema:
dato uno spazio vettoriale V che ammette una base di m elementi e un'altra base di n elementi. Allora certamente .
Uno spazio vettoriale V, se possiede una base di n elementi, si dice di dimensione finita n e si scrive :
Lo spazio vettoriale , ha dimensioni O per definizione, mentre uno spazio vettoriale di dimensione non finita è detto di dimensione infinita.
Introduciamo anche il seguente lemma:
poniamo e supponiamo che
sia linearmente indipendente. Allora
e si ha:

quindi o più vettori qualsiasi di V sono linearmente dipendenti.
Dimensione di un sottospazio
Sia W un sottospazio vettoriale di V che è n-dimensionale. Si ha che . Qualora invece si avesse
, allora è chiaro che
.
Torniamo un momento alle matrici...
Data la matrice A = [aij] di ordine m x n su un campo K, le righe di A:
sono viste come vettori in Kn, generano in esso un sottospazio detto spazio delle righe di A e indicato con:
.
Analogamente, quanto detto per le righe può essere detto per le colonne di A. Si parla di spazio delle colonne di A e si indica con .
Consideriamo, a titolo di esempio, la seguente matrice A in forma a scala, in cui sono stati messi in evidenza i pivot:

Ebbene, un risultato importantissimo è il seguente: le righe non zero di una matrice in forma a scala sono linearmente indipendenti.
Possiamo quindi, sulla base di quanto detto finora, dare una definizione "nuova" di rango:
il rango di una matrice A è equivalente alla dimensione dello spazio delle righe di A o al numero massimo di righe linearmente indipendenti di A.
Bibliografia
"Algebra lineare" - Lipschutz, Lipson