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Sequeri

                          martedì, 30 giugno 2020

Scrivere di questa cosa non ci pensavo proprio.
Poi Giovanna dice: “Dovresti scrivere un racconto”

Stavo descrivendo come, secondo me, era avvenuto il ritrovamento.
Non la sua spiegazione più ovvia per un razionalista, ma la più degna, dal mio punto di vista, del suo valore intrinsecamente mistico.
Io ribatto: ”Scrivilo tu, che hai intuìto la possibile soluzione, cercando, trovando e recitando il ‘Si quaeris!’ in tempo!”
Ma lei replica: “ Scrivilo tu che sei bravo! Io non sono brava!”
“Ma come? tu tieni il diario giornaliero da anni. Sei allenata!” protesto.

Però eccomi qui davanti al computer.
Ho pensato in effetti: “Finalmente ho qualcosa di positivo ed allegro.
Dopo chi se ne va per sempre, gli anni che si accumulano, il coronavirus imperante, fatti che mi instradano inevitabilmente verso il mio substrato leopardiano, dove, senza riuscirci, cerco di capire o, se non capire, accettare almeno serenamente che la vita non può essere che così, finalmente posso rilassarmi con qualcosa di più leggero, dove il mistero non fa tanta paura, ma quasi ci assicura che può esistere una protezione da insidie di qualsiasi genere”

Ho allora aperto Pages ed iniziato a scrivere tutto quanto.
Intanto il titolo.
Avendo fatto il classico, pensavo di scegliere “Si quaeris” che significa “Se cerchi”; però ho quasi subito deviato su Siqueri, pensandolo un titolo spiritoso di mia invenzione, memore del latino musicale dei fedeli di una volta che forse sarebbe piaciuto a Totò.
Ma ho scoperto che Wikipedia assume addirittura proprio Sequeri come nome della famosa preghiera, di cui conoscevo solo la terza parola (miracula), dopo le prime due ( Si quaeris, appunto).
Ho scelto allora proprio questo nome come titolo, anche se con un pizzico di soddisfazione in meno, devo dire.

Mia mamma consigliava sempre il Sequeri come strumento di ricerca, quando qualcuno perdeva qualcosa. Era abbastanza fiduciosa della sua efficacia, tant’è che io pensavo che la sua funzione fosse esclusivamente quella di facilitare la ricerca di oggetti perduti.
Ma, come si può vedere sia su Wikipedia che nel sito di Sant’Antonio (e molti altri in internet), la sua utilità è molto più vasta.

Dopo la premessa più o meno utile (o inutile: che dà lo stesso risultato), ecco i fatti che mi hanno spinto a scrivere queste pagine che aggiungerò al mio diario asincrono.

Marco stamattina non trova più il suo portafoglio.

È un classico, si potrebbe dire, come non trovare le chiavi o gli occhiali e, negli ultimi anni, lo smartphone che è come un portafoglio virtuale immenso in cui c’è ormai sempre più tutto di ognuno di noi.
Nel portafoglio purtroppo, oltre ai soldi, teniamo documenti importanti come patente, tesserini sanitari e carte di credito.

Marco in questo periodo ha pure il mio bancomat, perché, con il lockdown del coronavirus, io non sono quasi più uscito di casa, ed è lui che va a fare la spesa.
Lo vedevo ogni tanto qua e là il suo portafoglio: o sulla scrivania di Giovanna all’ingresso, quella che, oltre sessant’anni fa, realizzarono per lei i cugini falegnami di Costa; o sul tavolo rotondo di mia mamma, vicino al camino; o su qualche scrivania dello studio.
Ho sempre pensato che non fossero posti ideali. Ma, come ben sappiamo, le abitudini degli altri spesso ci sembrano errate, anche se sono nostri figli ( se non si è mamme ;-) ).

Non è la prima volta che succede di non trovare qualcosa. Capita a tutti. Io poi divento matto dopo pochi minuti quando tocca a me (spesso, tra l’altro).
Sto proprio male, mi rovina la giornata e tutto il resto.

Marco cerca di ricostruire dove può averlo lasciato. Sostiene che era nel giubbino, tasca chiusa, e che non è andato da nessun’altra parte, oltre che a scuola per lo scrutinio. Ha fatto sì una passeggiata, ma non si è fermato in nessun bar e non ha messo mai mano al portafoglio.
Ma in casa non c’è. In nessuno dei posti dove con più frequenza lo lascia: non c’è nel giubbino, non c’è nello zainetto, non c’è nell’armadio, non c’è nel settimanale, non c’è sull’automobile.
Non c’è sul letto, né sotto.
Niente.
Cerchiamo tutti e tre, lui, io e Giovanna.
Percorriamo tutti gli stessi tragitti, controlliamo tutti gli stessi posti, ma niente da fare.
Non c’è, non c’è e non c’è.
Non c’è e basta, c’è poco da fare o da dire.

Tutte le ipotesi falliscono.
Io immagino perfino un borseggio durante la passeggiata di Marco. Magari il portafoglio faceva capolino dalla tasca esterna del giubbino, ed incrociando qualcuno...
Marco però assicura di avere sempre tenuto chiusa la tasca del giubbino.
Esauriti tutti i tentativi qui a casa, Marco telefona a scuola, ma la bidella non ha trovato nulla in aula Magna dove si svolgevano gli scrutini.

Che fare?

Sembra proprio di dover intraprendere la strada della denuncia di smarrimento ai carabinieri, con la richiesta del duplicato della patente ed il blocco delle carte di credito.
Insomma tutte operazioni fastidiose e deprimenti che rovinano la serenità, contro le quali si impreca, odiando in quel momento la necessità di vivere con oggetti inanimati che sembrano privarci della libertà, senz’altro della serenità.

Io comincio con il bloccare il mio bancomat nel sito della mia banca. Per fortuna scopro la possibilità di effettuare un blocco temporaneo in attesa di un improbabile ritrovamento. Non ha questa possibilità invece il postamat di Marco: occorre bloccarlo definitivamente.
Con irritata tristezza, Marco si reca allora all’ufficio postale e anche dal fotografo per le due foto tessera necessarie per il duplicato della patente, come letto in internet.

Io nel frattempo intraprendo, senza alcuna convinzione, un altro tentativo di ricerca, ripercorrendo gli stessi tragitti, sperando che mi venga in mente qualche nuova idea, qualche posto strano a cui cui non abbiamo ancora pensato; magari il portafoglio, chissà perché, è proprio lì.
Quindi ritorno all’automobile, ma sui sedili, sotto, di fianco, nel bagagliaio: niente.
Ripasso scrivanie, cassettiere, tavoli, armadi, sedie al piano terra: niente, come prima.
Idem in garage: niente.
Salgo infine, ormai sfiduciato, di nuovo le scale, ritornando nella camera di Marco.

Guardo le tre o quattro magliette che stanno sul letto e,

miracolo! Il portafoglio è lì!

Ma com’è possibile?
Abbiamo guardato in tre, più e più volte sicuramente, sul quel letto.
Nessuno ha mai guardato tra le magliette?
Che poi, da come l’ho scoperto, non era nemmeno tanto in mezzo ad esse, forse addirittura sopra e bene in vista, mi è sembrato. Anche se non fosse proprio così, la stranezza dei precedenti tentativi falliti nello stesso posto da tutti e tre, rimane eccome.

Ma ora non importa. L’importante è averlo ritrovato.
Sento come un distendersi soave dei nervi.
“L’ho trovato!” grido mentre scendo le scale per farmi sentire da Giovanna.
Immediatamente prendo il telefonino per comunicarlo a Marco.
Che ovviamente esulta in cuor suo appena lo informo.
Tra l’altro, dal fotografo non c’era nessuno e l’ufficio postale, dove ora si trova, rimarrà chiuso per alcuni giorni per lavori in corso, mi fa sapere.
Beh, una bella e comune felicità, devo dire, il ritrovamento!
Subito il mio pensiero va alla “Quiete dopo la tempesta” del Leopardi che sto in questi tempi cercando di imparare di nuovo a memoria; quindi al suo

“Piacer figlio d’affanno”

ed al fatto che

“uscir di pena è diletto fra noi”.

Senz’altro l’affanno e la pena del Leopardi sono qualcosa di filosoficamente più universale dello smarrimento di un portafoglio.
Però non posso non constatare il piacere di aver ritrovato l’oggetto smarrito, ricordando il disagio, il nervosismo, la pena, il fastidio provocato dal suo smarrimento.
Meno male che passata è la tempesta!
Odo perfino augelli far festa, e quasi quasi, anche la gallina in su la via che ripete il suo verso.
Insomma il problema è risolto e ritorna il sereno a partire dalle scale.

È a questo punto che Giovanna mi comunica che lei, poco prima che io salissi le scale per l’ultima ricerca, decideva di cercare su internet il Sequeri, per recitarlo.
A me non sarebbe mai passato per la mente un tentativo del genere, ma Giovanna ha un’altra sensibilità, altre affinità. E’ in contatto con altre entità da cui io sono ignorato ma che, più di qualche volta, sembrano esaudirne i desideri. Lei è più simpatica di me, indubbiamente.

Bene, Giovanna trova su internet il Sequeri e mentre lo recita, proprio nel momento in cui pronuncia, o poco dopo averlo pronunciato, il verso
resque perditas
petunt ed accipiunt
iuvenes et cani
(giovani e vecchi cercano e ritrovano le cose perdute)
sente che io la chiamo mentre scendo le scale gridando, come Archimede,
“Trovato! L’ho trovato!”


Fino a quel punto ero convinto che avessimo guardato male tutti sul letto e che, soprattutto, sia Marco che Giovanna, avrebbero dovuto guardare meglio tra magliette, visto che proprio Marco le aveva depositate sul letto dopo averle prelevate dal tavolo tondo su cui Giovanna le aveva appoggiate dopo averle stirate.
Tavolo tondo su cui, guarda caso, più di qualche volta, l’ho già detto, io ho visto il portafoglio di Marco.
Marco ha preso dunque le magliette ed insieme ad esse il portafoglio che esse coprivano senza accorgersene.
Quindi è salito in camera appoggiando tutto sul letto.

Resta però il mistero di come mai il portafoglio non è stato trovato prima.
A frugare intorno al letto, ed anche sopra, mi verrebbe da sostenere, siamo stati in tre e più di una volta.

Possibile che nessuno abbia visto che era lì?

Eppure è andata così ed io l’ho trovato solo mentre, o dopo che, Giovanna ha recitato il Sequeri!

Così ora c’è un’altra spiegazione: è troppo intrigante la contemporaneità del mio ritrovamento con la recita del Sequeri di Giovanna.
Non può essere una caso!
Sant’Antonio è sempre stato il mio santo preferito.
Lui sì che faceva veri miracoli. Mi raccontava mamma che, ad esempio, un bimbo un giorno stava precipitando da una finestra del quinto piano, ma di lì passava Sant’Antonio, che alzando una mano verso di lui, fermava il bimbo a mezz’aria, salvandolo.
Quando, poco tempo dopo, seppi che era San Francesco il patrono d’Italia, mi sembrò un affronto per Sant’Antonio.
In fondo San Francesco cosa aveva fatto di speciale?
Parlato agli uccelli, fermato un lupo, certo, ma niente di veramente eccezionale.
Altre capacità quelle di Sant’Antonio. Una potenza miracolosa inarrivabile!

Questo per dire che ora non fatico a credere che la spiegazione più semplice dello smarrimento e del ritrovamento del portafoglio, cioè che Marco lo abbia portato sul letto insieme alle magliette senza accorgersene e che sia un caso che io lo abbia visto tra le magliette proprio mentre Giovanna recitava il Sequeri, sia troppo banale e con molti indizi che possa essere non vera.
Ce n’è un’altra, più mistica, ma anche più che possibile tenendo conto delle capacità di Sant’Antonio.
Ed è questa.

Quando Giovanna ha deciso di cercare su internet il Sequeri per recitarlo, qualcuno o qualcosa mi ha suggerito di salire in camera di Marco per cercare dove avevo già cercato. E proprio mentre Giovanna leggeva “resque perditas” eccetera, mi ha pure suggerito di guardare bene sul letto tra le magliette.
Il portafoglio era lì, forse perfino sopra di esse, come ho detto.
Insomma è possibile, secondo me, che Marco abbia perso ieri il portafoglio a Rovigo e che Sant’Antonio, sentendo da chissà quale dimensione l’invocazione di Giovanna, lo abbia subito recuperato e fatto arrivare sul letto con un qualche modo di trasporto che la nostra tecnologia non è ancora in grado di realizzare, tipo smaterializzazione dell’oggetto in un luogo e sua ri-materializzazione in un altro, magari sfruttando l’ entaglement dell’elettrone, o altre diavolerie (mmm ... si può dire per un santo?) quantistiche simili per ora a noi sconosciute: chi può saperlo?

Insomma una operazione certamente complessa per chi non sa fare miracoli, ma forse un semplice esercizio per Sant’Antonio, quando una persona simpatica e buona e fiduciosa come Giovanna gli chiede un aiuto.
È anche da tener presente che oggi è martedì, cioè il giorno in cui nella basilica del Santo a Padova si recita sempre il Sequeri!

Beh, non mi resta che dire:
Grazie Sant’Antonio: il tuo Sequeri è fortissimo!
E naturalmente grazie Giovanna per la tua simpatia che santi come Antonio non possono ignorare!

PS:

Tenendo poi in conto che ieri era anche l'anniversario del nostro matrimonio, beh, le coincidenze e le quasi coincidenze, sono proprio troppe per essere casuali!

;-)  ;-)

Documentazione

Sequeri Sequeri
«Si quaeris miracula «Se cerchi miracoli,
mors, error, calamitas, morte, errore, calamità,
demon, lepra fugiunt, demoni, lebbra spariscono,
aegri surgunt sani. i malati guariscono.
Cedunt mare, vincula, Si calma il mare, si sciolgono le catene
membra resque perditas salute e cose perdute
petunt ed accipiunt chiedono e ritrovano
juvenes et cani. giovani e vecchi.
Pereunt pericula, Svaniscono i pericoli
cessat et necessitas, finisce pure la miseria,
narrent hi qui sentiunt, dicant Paduani. Lo racconti chi lo sperimenta, lo diffondano i Padovani.
Cedunt mare, vincula, Si calma il mare e si sciolgono le catene
membra resque perditas salute e cose perdute
petunt et accipiunt chiedono e ritrovano
juvenes et cani. giovani e vecchi
Gloria Patri, et Filio, Gloria al Padre, ed al Figlio
et Spiritui Sancto. ed allo Spirito Santo.
Sicut erat in principio, Com'era nel principio
et nunc, et semper, ed ora, e sempre,
et in saecula saeculorum. e nei secoli dei secoli.
Amen. Così sia.
Cedunt mare, vincula, Si calma il mare, si sciolgono le catene
membra resque perditas salute e cose perdute
petunt et accipiunt chiedono e trovano
juvenes et cani.» giovani e vecchi

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