...... 29 giugno 2012 .....
Accanto a me, la bici rossa "Lombardo" di Giovanna.
La guardo come avesse un'anima.
Che ha in fondo: è l'anima che le ha dato Giovanna per regalarmi quattro degli anni più belli della mia, della nostra, vita.
È per questo che silenziosamente le parlo.
Non è una super bici, ma le forcelle rosse, il manubrio, la manopola del cambio, il cestino anteriore già un po' arrugginito, il portapacchi posteriore, le ruote, insomma tutti i componenti sembrano avere qualcosa da dirmi.
Anzi ce l'hanno: la ruota posteriore la foratura a Grignano, per esempio, quindi lo scoppio sul ponte di Largo Carducci, con fuoriuscita della schiuma della provvisoria riparazione, il giorno successivo; la manopola del cambio, le domande di Giovanna lungo i cavalcavia: "Che marcia devo mettere?"; il portapacchi posteriore, i mazzi di fiori di campo che raccoglievamo lungo le vie; il cestino anteriore le borse con i panini per un picnic.
Beh, tanti piccoli ricordi confezionati nelle estati scorse.
Non lo dico a Giovanna che quest'anno non può accompagnarmi in quei "giretti" meravigliosi.
Luminosi.
Ma lo voglio scrivere qui, in silenzio sotto la tenda grigia che protegge dal sole l'entrata, seduto sulla poltrona di plastica con il cuscino, il primo, della Poang, accanto al ficus benjamina, mentre ascolto il canto dei canarini che si tuffano nel loro "bagnetto". Accanto a me, come sempre, Wally riposa accaldato.
Oggi è il trentottesimo anniversario del nostro matrimonio.
Forse ci sono alti e bassi, si dice sempre così, lo dicono tutti. Ma ciò che io ricordo, ciò che mi è rimasto dentro veramente, che mi ha modellato, sono, lo sento distintamente, solo gli alti.
Tra questi alti si sono aggiunte le nostre gite estive in bici. La scoperta del nostro paesaggio di campagna, le geometrie di campi coltivati, l'eleganza dei fiori di campo, il volo degli aironi, delle garzette, delle gazze, delle cornacchie, delle ghiandaie, la corsa sull'acqua delle gallinelle, il calmo nuotare delle anitre selvatiche, ne sono stati il sorprendente ed inaspettato regalo.
E le spighe del grano, lo sterminato giallo della colza, il verde intenso ed esteso della soia, quello saettante e del mais, che racchiude le strade di luglio tra muraglie verdi e silenziose, dove si rifugiano le lepri.
Ed i canali stretti e lunghi delle Viazze, l'argine sassoso che affianca l'Adige, quello che segue le anse tortuose del Santa Caterina selvaggio, o quello più placido che corre a fianco delle robinie del Canal Bianco.
Beh, ne avrei di storie da raccontare, cara bici rossa, ma, come sempre dice chi non le trova, non ho le parole adeguate. Parole che tu non conosci, ma che sono dentro di te, assorbite durante le nostre gite.
Oggi partirò da solo, come sempre quest'anno, sulla mia Giant blu. Anche se molto meno sarà comunque bello perché, sì, sarò solo, ma nel mio cuore ci sono quattro anni indelebili.
Come ho detto è il nostro anniversario, ed io voglio regalare a Giovanna un mazzo di fiori.
Via San Rocco, Saguedo, Campomarzo, argine Adige, ponte nuovo.
Le sponde sono state falciate, ma non completamente, per fortuna.
Così al ritorno vedo il fiore migliore che potessi immaginare.
È strano: io non progetto nulla, non lo so fare, ma sembra che ci sia qualcosa o qualcuno che lo fa per me.
Non avevo in mente un fiore, ma ecco, ora mi appare e mi dice:
"Ecco il fiore che cercavi!"
Ê proprio il periodo in cui fiorisce rigoglioso, e mi appare come il segno della forza che ha fatto sbocciare la nostra storia.
È il fiore che Giovanna ha imparato da bimba a conoscere.
"Me l'ha insegnato mia mamma" mi aveva subito risposto quando, negli anni scorsi, me lo indicò con l'entusiasmo che la contraddistingue:
"Ecco, la piova d'oro!" disse; ed io le chiesi: "Chi te l'ha insegnato?"
È proprio il mazzo che desideravo regalarle.
Quando sono partito non lo sapevo, ma la strada mi ci ha portato davanti, e con il loro capo chino essi mi hanno detto:
"Coglici, siamo noi i fiori adatti!"
Confeziono il mazzo fasciando i gambi recisi con il nastro adesivo da tappezziere, che porto sempre con me avvolto attorno ad un legnetto colorato, di quelli usati dai bimbi delle elementari per esercitarsi in matematica.
Lo infilo sotto la sella ( la mia Giant non ha il portapacchi) e riparto.
Non vedo l'ora di consegnarlo a Giovanna.
Di solito quando arrivo con i mazzolini di fiori di campo (lo faccio quasi sempre, ogni volta che esco in bici), li appoggio sul tavolo rotondo vicino al camino, senza farmi vedere da Giovanna.
Mi piace sentire quando poco dopo li scopre ed esclama: "Oh, ma che bei fiorellini! Grazie Zeno!" mentre li prende inserendoli in un vasetto.
Qualcuno sorriderà di questi piccoli piaceri, ma non importa: io so che sono grandi e mi sento di augurare a tutti di provarli.
Stavolta però il mazzo di piova d'oro glielo voglio consegnare direttamente.
"Ecco" le dico, quando arrivo, dirigendomi verso Giovanna che distesa sul divano guarda la TV, "questo è il regalo che desideravo farti per il nostro anniversario. Sono partito per cercarli. Fioriscono proprio il 29 giugno. E' il fiore che piaceva a tua mamma, il fiore in cui lei ha immerso la tua vita, un fiore che circonda la nostra".
Giovanna mi sorride, con quel suo sorriso inalterato dal tempo, che io sempre cerco.
Il sorriso che mi dona tranquillità e felicità, che mi riconcilia con la vita, che mi fa cogliere solo ciò che esiste di bello, che mi rasserena, che fa dimenticare tutto ciò che mi turba dell'esistere, che cancella tutte le domande che non hanno risposta, che rende eterno l'istante che vivo.
Quindi, come al solito, sistema i fiori in un vaso.
Poi prende il suo diario e scrive che, per il nostro anniversario, le ho regalato un bel mazzo di piova d'oro.
E che si è commossa.
Indice |
Alcune delle gite in bici
Lungo l'Adige
Alla Vangadizza
29 giugno 1974
Come nelle favole
Libro
il racconto è inserito anche in questo libro cartaceo