Stesso giro. Stesse strade. Stesse case..
L’Adigetto scorre uguale, lento e piccolo.
Stesso viale. Stessa piazza. Stesse luci.
Tutto identico a sempre.
Indifferente.
Stessa solitudine.
Stesso bar. Il salone è praticamente vuoto come appariva sempre a quest’ora. Un marocchino legge il giornale. Nella saletta adiacente le due bariste servono qualche caffè.
Wally tira con la solita foga il guinzaglio. Sfiora con il naso l’asfalto, indaffarato ed estasiato nel suo mondo di odori.
Lui è a posto. In giro per il paese con il suo padrone. Ha tutto. Non chiede e non si chiede nulla. Vive.
Come se nulla fosse successo.
Ed in effetti cos’è successo?
La TV del bar è spenta: Rolèo non può più accenderla.
Si piazzava ad un paio di metri dallo schermo e lo fissava immobile. In silenzio. Cosa pensasse non so, e neppure se ciò che guardava l’interessasse. Ma forse sì...
Diceva:
“Ma chel Hamas lì l’è propria un delinquént! Bisognarìa mazàrlo” 1
Si interessava anche di storia.
Diceva:
“Gh’ò venti libri a casa. Sto lezéndoi tuti. Beh, bisogna védare che zente cha gh’jera na volta! Che caràtere, che decisiòn!... Speta gh’jera uno...orca...dèsso no me vien el nome...Come se ciamàveo?..Ah, eco sì: Stilicone…! ” 2
Allora tutti quelli che gli erano intorno insorgevano:
“Stilicone? Ma sito sicuro? El sarà Stiticone...” 3
E sorridevano.
Rolèo con un gesto li mandava a quel paese e continuava il racconto all’unico che lo ascoltava, ad esempio Claudio se c’era, convinto che non lo facesse per sorridere.
Era sempre la stessa fascia oraria serale.
Lui lì, sempre. Fermo, come le case, le strade, il freddo di una sera invernale, il caldo dell’estate. Fermo dietro la vetrata, come una qualunque altra parte dell’ambiente: una colonna seduta investita dai chiaroscuri rapidi della fredda luce del video.
Ma Rolèo è sparito. Se n’è andato. Non di sua iniziativa, ma di chi (si fa per dire) decide il mutare della scena in cui siamo messi a recitare. La scena cambia, impercettibilmente tutto sommato, anche se per un elemento della scenografia è un mutamento drastico.
Definitivo.
L’immobilità di Rolèo davanti alla TV era un tentativo di integrazione con l’ambiente, un modo per seguirne il lento mutare, ingannando lo scorrere del tempo sul suo corpo. Un’immobilità inseguita anche in bici. Capo leggermente inclinato in avanti, occhi puntati in un’areola della strada poco oltre l'estremità della ruota anteriore. Andatura al limite del surplace, perfino in discesa. Qualche rapido zig-zag per mantenere l’equilibrio. La lentezza doveva impedire al tempo di superarlo.
In bar non discuteva solo del bandito Hamas.
Con la sigaretta accesa fino al mozzicone millimetrico, discuteva di pesca e di pesci.
Diceva:
“Caro mio, el luz, l’è un pesce molto difìzie da ciapàre. L’è molto superstizioso! Se 'l sente che t’a te vizìni, el cambia subito posto”4.
Era una figura fondamentale della protezione civile.
Uno di quelli addobbati con un giubbino fosforescente a cui affidano una paletta per smistare il traffico.
Una sera c’erano i Pooh. Macchine ne arrivavano da tutte le parti. Parcheggi pieni. Rolèo allora fa deviare le auto verso un campo di erba medica pronta da falciare. Centinaia di auto l’appiattiscono. Il giorno successivo il proprietario del campo arriva furioso in Municipio chiedendo i danni per il raccolto rovinato.
Ora la TV è spenta.
Le invettive contro quel losco figuro di Hamas diminuiranno.
Gli Stiliconi non diventeranno Stiticoni.
Nuove informazioni psicologiche sui lucci non ce ne saranno.
L’erba medica da falciare non sarà stesa all’arrivo dei Pooh.
Io non mi chiederò più come fa a mantenere l’equilibrio in bici.
E niente intorno cambia. Non è successo nulla.
C’era un’onda con uno sguardo puntato su una TV accesa.
E’ stato un attimo e l’onda è passata ed ora si è già attenuata.
Ha lasciato alcuni segni anche su questa pagina che qualcuno per caso leggerà.
Deformazioni della struttura atomica su un'introvabile areola microscopica di un Hard Disk posto chissà dove.
Finché, indifferente, il tempo non annullerà anche questa deformazione.
Indice |
Note
- Quell'Hamas lì, è proprio un delinquente: bisognerebbe ucciderlo.
- Ho venti libri a casa. Sto leggendoli tutti. Be, bisogna vedere che gente c'era una volta.Che carattere, che decisione. Aspetta c'era uno..maledizione non mi ricordo il nome...Come si chiamava? Ah, ecco, sì:"Stilicone!"
- Ma sei sicuro? Sarà Stiticone!
- Caro mio, il luccio è un pesce difficile da catturare. E' un molto superstizioso (sospettoso ). Quando sente che ti avvicini, cambia subito posto.
Libro
il racconto è inserito anche in questo libro cartaceo