---------------------------------- Pasqua 2009 -----------------------------------------
“Papà…”
Nicolò mi chiama.
E’ mezzanotte passata ed io sto facendo le solite cose al computer.
Giovanna, ed anche Gabba, in questo venerdì di Pasqua sono già a letto.
“...vieni a vedere le stelle...”
Gabba, per il suo compleanno, gli ha regalato un piccolo planetario.
Entro nel salone buio.
“Devi un po’ abituarti”, mi dice.
E guardo il soffitto.
“Ci vorrebbe una cupola”, aggiunge.
Non so come si descriva una intensa e piacevole sorpresa.
Ma è ciò che provo.
Il soffitto del salone è pieno di stelle. La sfera che le proietta ha un che di misterioso e magico.
Nicolò, dopo un po’, me le indica: Vega, Deneb, Altair, Arturo, Castore, Polluce... E le costellazioni: Auriga, Orione, Cassiopea, Ofiuco...
Mi sono disteso, lentamente, in silenzio, sulla Poang...
Guardo.
Ascolto.
E penso.
Penso a quell’oggetto semplice, all'emozione che produce in me.
Perché quelle stelle, nel buio del mio salone, non solo evocano il mistero dell’universo che mi affascinava da bambino, ma risvegliano il ricordo dello stesso fascino che avevo ritrovato in Nicolò bambino.
Il planetario non proietta solo le stelle sul soffitto, ma proietta nella mia mente i migliori ricordi del
passato, fondendoli in un’unità che sembra, incredibilmente, dare un senso a tutto.
Io ridivento quel lontano bambino, pur restando quello che sono, e Nicolò ridiventa il bambino cui io mostravo le stelle.
Lui ora le spiega a me, ed io le raccontavo a lui.
I raggi di luce della piccola sfera sul tavolino, che trasformano il soffitto in un cielo, sono i fili che mi legano al tempo in cui ero ciò che non sarò più.
Ma non c’è in questo “non sarò più” la solita, profonda, quasi disperata a volte, malinconia.
All’improvviso sento di essere ancora come ero e come sempre sarò: un attimo di eternità.
Nicolò mi spiega che tutte le stelle sul soffitto, qui, nel nostro cielo di casa, inquinato dalle luci dei lampioni, non si vedono; e dopo una breve pausa:
“Lassù in montagna, invece, si vedevano tutte” , dice
Le sue parole mi danno un brivido, perché lo sento rivivere l’emozione di quella notte, immerso con Gabba nel cielo blu.
Ed io mi lascio trasportare dal pensiero che nel regalo di Gabba sia racchiusa e custodita per sempre la magia di quella notte sotto le stelle.
Libro
il racconto è inserito anche in questo libro cartaceo